La frontiera bagnata

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Un lavoro fotografico, una performance, un interrogarsi su cosa voglia dire essere artisti contemporanei e vivere su un’isola, in questo caso l’isola d’Elba

Descrizione

Un lavoro fotografico, una performance, un interrogarsi su cosa voglia dire essere artisti contemporanei e vivere su un’isola, in questo caso l’isola d’Elba

La performance teatrale ‘la frontiera bagnata’ sotto la regia di Francesca Ria si ispira a un testo di Lanfranco Caminiti ‘L’Olocausto del Mediterraneo’ e vuole rappresentare la morte per acqua, la tragedia dell’immigrazione e per esteso tutte le derive sia fisiche che simboliche. Il lavoro dell’artista e fotografa Angela Galli si svolge su tre differenti livelli: la documentazione della performance, come un reportage, poi, la successiva elaborazione e scarnificazione delle immagini volta a far scivolare la fotografia verso una ibridazione di carattere pittorico. Quindi uno stesso evento viene proposto su livelli diversi di lettura e di rappresentazione.

Presentazione della prima esposizione nel Comune di Rio Nell’ Elba, scritto da Valentina Caffieri)
La frontiera bagnata’, naufragio, tragedia contemporanea, metafora di spaesamento, tragedia dell’anima: questo il titolo dell’esposizione inaugurata mercoledì 23 aprile 2014 presso i locali del Passo della Pietà di Rio nell’Elba. Una mostra che espone la performance di un gruppo di donne che poi hanno dato vita ad un gruppo di lavoro di teatro danza e che condividono la passione per l’arte e l’idea che l’arte possa essere uno strumento evocativo/educativo nel momento in cui mette in comunicazione le vicende umane. Protagoniste della performance sono state:Federica Carzaniga, Rita La Forgia, Eleonora Lombardi, Daniela Crivellin, Alessia Zeami, Angela Iannì.
Il tema che si porta in scena è quello del naufragio, visto sia nei suoi effetti concreti devastanti, con riferimento alla cronaca, sia come metafora di una contemporaneità sempre precaria e a rischio. La performance di cui trattano i pannelli della mostra è connessa alle tragedie del mare, alla questione dei diritti, ai migranti in cerca di una speranza di vita che, soprattutto negli ultimi anni, hanno cercato rifugio navigando verso le nostre coste. L’ idea è di Francesca Ria, attrice e regista, e prende ispirazione da una lettera-articolo dello scrittore Lanfraco Caminiti ‘L’Olocausto del Mediterraneo’ (2002), in cui lo steso scrittore fa appello direttamente all’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, chiedendo un gesto di riscatto per la dignità del paese e di tutte quelle morti in mare.
L’esposizione nasce dagli scatti della performance realizzati dall’artista elbana Angela Galli. Le immagini sono state scattate con la luce naturale del tramonto e poi montate attraverso una forma di ibridazione elettronica tra foto e pittura. Dal progetto è nata anche una pubblicazione in collaborazione con Persephone Edizioni, a cura di Angela Galli e Francesca Ria.
Questa esposizione, promossa dal Comune di Rio nell’Elba, ente capofila della Gestione Associata Pari Opportunità dei Comuni dell’Isola d’Elba, fa parte del progetto ‘Donne all’Elba tra arti e saperi 2’, che è compreso nel Piano provinciale per la Cittadinanza di genere. La finalità del progetto era volta a valorizzare le differenti competenze delle donne sul territorio elbano ed ha avuto varie linee di azione, fra cui quella di incontri di sensibilizzazione al tema delle differenza di genere con i ragazzi e le ragazze delle scuole elbane, l’aggiornamento della banca dati delle donne artiste all’Elba e il Premio Elba Arte Donna, a cura dell’Assessorato Pari Opportunità del Comune di Portoferraio.
(Valentina Caffieri)

Nota critica di Alice Betti, storica dell’arte sul progetto ‘Frontiera Bagnata’:

‘Non vi è nulla del ‘dolce naufragar’ leopardiano negli scatti di Angela Galli che documentano il progetto ‘La frontiera bagnata’, frutto di una profonda riflessione sul tema fortemente attuale delle morti in mare. Le immagini rapiscono lo sguardo di chi osserva, coinvolgendolo emotivamente e risucchiandolo in una dimensione posta al confine tra due mondi distinti ma che, per pochi attimi, entrano in contatto. Il senso della performance viene magistralmente trasmesso dalla presentazione dei sinuosi corpi femminili delle attrici coinvolte che, attraverso le spettrali trasparenze delle vesti bagnate, paiono come epifanie sovrannaturali: questi, con il loro svelarsi per poi riscomparire, sembrano voler trascinare con loro gli inermi spettatori che assistono all’evento.
La dimensione visionaria e surreale creata raggiunge il massimo della suggestione attraverso l’esasperazione del bianco delle vesti e il sapiente gioco di luminosità e contrasto applicato ad alcune delle fotografie. Il procedere delle donne è solo in apparenza silenzioso e calmo: il silenzio che pervade tutto è in realtà un grido molto più straziante di qualsiasi suono si possa udire e colpisce come un pugno lo stomaco di chi osserva, supplicando di non dimenticare. Fugaci apparizioni di vittime indifese o abitanti del mare che si fanno testimoni e portavoci di naufragi e morti innocenti? In entrambi i casi non si riesce rimanere indifferenti di fronte a queste immagini che, in abbinamento a frammenti di testi, colpiscono nel segno e riescono a trasmettere la drammaticità di una condizione tragica ma che troppo spesso viene ignorata’.

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