Descrizione
L’organizzazione quotidiana della vita sociale impone ruoli, rappresentazioni di sé, aspettative, attribuzioni incrociate. Una smagliatura qualsiasi in questa rete di regole non scritte costringe l’individuo ad incappare in una condizione d’incongruenza con se stesso e la società in cui è inserito
Nel momento in cui qualcuno non accetta il proprio ruolo di genere ed evade le attese sociali ad esso collegate, egli mette in evidenza le regole istituzionali esistenti, le contraddizioni e le ipocrisie di cui ciascuno di noi è portatore sano sin dalla più tenera infanzia. Le persone transgender, affermando con orgoglio la propria identità ed esistenza, minano le fondamenta dell’ordine sessuale precostituito e minacciano con il proprio agire i significati che gli altri attori sociali attribuiscono alla consuetudine generale e ad un sistema di valori acquisito come assoluto. Ancora oggi, dentro e fuori l’ambito scientifico, si sente parlare del transessualismo come di una “malattia”, ma il criterio che lo classifica come una devianza dalla cosiddetta “normalità” non ha fondamenti chiari né univoci. Attraverso un percorso storico-mitologico e partendo dai temi, dagli studi e dai movimenti riguardanti la tanto dibattuta questione di genere, questa trattazione, piuttosto agile per quanto accademica, si propone di guardare alla problematica transessuale in una prospettiva psicodinamica, offrendo una panoramica generale del confronto con la psicoanalisi.
Elisabetta Ria (Livorno, 3 dicembre 1969 – San Piero, Isola d’Elba, 5 settembre 2017), psicologa, educatrice e operatrice sociale, cresciuta e vissuta nel piccolo borgo elbano, era impegnata in numerose attività e promotrice di significativi progetti sul territorio dell’isola. Questa è la sua tesi di laurea, il suo progetto di studio,un modo per ricordare la sua figura attraverso ciò che più amava: il suo lavoro.
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