ISOLA DEL’ELBA. Un manoscritto del XVIII secolo

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Un finora oscuro capitano dell’esercito granducale, di stanza a Portoferraio, realizza nella prima metà del Settecento una descrizione dettagliatissima dei ritrovamenti archeologici nella città granducale e delle «antiche vestigia » presenti sull’Isola d’Elba

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Descrizione

ISOLA DEL’ELBA: un manoscritto del XVIII secolo del Capitano Antonio Sarri, Ingegnere di Portoferraio e primo capitano del presidio alla Porta di Mare

Un finora oscuro capitano dell’esercito granducale, di stanza a Portoferraio, realizza nella prima metà del Settecento una descrizione dettagliatissima dei ritrovamenti archeologici nella città granducale e delle «antiche vestigia » presenti sull’Isola d’Elba. La sua opera, che si potrebbe definire moderna per il taglio razionale e poco indulgente verso la favolistica locale, è stata largamente utilizzata dagli studiosi di archeologia. Ma, in realtà, molti di questi studiosi hanno attinto alla sua opera attraverso la copia che ne è stata fatta, senza alcuna citazione, in un manoscritto più noto, lo Zibaldone di memorie di Giovanni Vincenzo Coresi del Bruno e soprattutto nel libro Memorie antiche e moderne dell’Isola dell’Elba di Sebastiano Lambardi, destinato per sua stessa natura a raggiungere un numero più vasto di lettori.

La pubblicazione del manoscritto Sarri vuole, in certo qual modo, compiere un atto di giustizia nei confronti del suo autore, un umile soldato portoferraiese, di origine còrsa, dal vivo interesse per le antichità, dall’acuta percezione dell’importanza storica di quanto stava descrivendo, e, soprattutto, scevro da qualsivoglia sovrastruttura che avrebbe potuto fuorviare la sua razionale descrizione delle emergenze archeologiche elbane.

Cover design: Andrea Lunghi Immagine: Veduta di Cosmopoli dà Mezzo Giorno, e da S. Lucia, cavata da alto di A. Sarri

 

FABRIZIO FIASCHI, nato a Firenze nel 1956. Dal 1974 al 2016 ha insegnato nella scuola primaria. Fin dalla giovinezza si interessa di topografia storica del
microterritorio. Ha al suo attivo alcune pubblicazioni, tutte frutto di ricerche d’archivio e di analisi del territorio in loco, fra cui Il Mulinaccio (Scandicci, 1990), Le
strade di Scandicci nel Cinquecento (Firenze, 2009), Un centro nella Toscana del Cinquecento, Lastra a Signa, territorio, strade, risorse (Firenze, 2013), Il paesaggio di carta, Figline Valdarno nelle piante dei secoli XVI e XVII (Panzano in Chianti, 2015). Divide il suo tempo fra Firenze e Vallebuia (Seccheto,
Isola d’Elba).

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